Pasqua a Caltabellotta, anno 2014

Le festività pasquali a Caltabellotta sono forse tra le più sentite dalla gran parte della popolazione, soprattutto dai giovani. In un tempo in cui sono i più anziani ad avvicinarsi alla chiesa, per la Pasqua avviene il contrario!

Si comincia con la Domenica delle Palme. Come in molti paesi che sono stati dominati nei secoli passati dagli Spagnoli, la Settimana Santa è costellata di rianimazioni storiche della Passione di Cristo. Nel caratteristico scenario che offre il paese, Gesù, in groppa ad un asinello, viene accolto tra le palme e gli ulivi della folla festante. La processione percorre le vie del paese, fino a raggiungere la Chiesa Madre, un libro di storia dell’arte in muratura da visitare.

Il giovedì della settimana santa presso la Chiesa Madre si svolge la Lavanda dei Piedi. Il sacerdote, che impersonifica Gesù, cingendosi con un asciugatoio, ed aiutato dagli assistenti, lava i piedi ai 12 apostoli, ripetendo ciò che è scritto nel Vangelo. La sera le chiese di Caltabellotta rimangono aperte, offrendo luoghi di preghiera negli altari preparati con il grano germogliato. I credenti fanno il cosidetto “Giro di li Sibulichi”, giro dei sepolcri, visitando questi altari, e recitando il santo rosario.

Il Venerdì Santo è il clou della passione di Cristo. Tra le vie del paese, la Via Crucis prende vita, con la recita del rosario. Gli attori rievocano le 12 stazioni lungo il percorso, con grande attenzione. Si arriva a mezzogiorno nel luogo del Calvario, un naturale altipiano alla cui estremità, a ridosso di un pendio, si trova la croce in ferro che ospiterà la statua di Gesù Crocifisso.

Arriva il sabato, e con esso l’attesa cresce per il grande evento della domenica di Pasqua. Infatti, dopo la messa di Resurrezione le campane suonano senza interruzione tutta la notte. L’eccitazione cresce, e tutti i giovani e meno giovani si radunano di fronte l’ex chiesa del Salvatore per incitare l’uscita della statua di San Michele, l’annuncio al paese ed al mondo che il Signore Gesù è resuscitato dai morti! La statua di San Michele è ornata da alloro, simbolo di gloria, e dalla violaciocca, che sboccia giusto in tempo per la Pasqua, ed il suo profumo è inconfondibile. In dialetto si chiama “balacu” e viene raccolto nelle campagne circostanti nella notte tra venerdì e sabato, affinché il sabato possa essere preparata la vara, la struttura che permette il trasporto a spalla della statua, per le vie del paese. O meglio, per qualsiasi via del paese. Non c’è luogo dove l’Angelo non può raggiungere, pur di annunziare che Cristo è risorto.

La sera, nello spiazzo Lauria, antistante la chiesa Madre, San Michele fa la spola per tre volte dalla Vergine Maria, ancora ignara che suo figlio ha sconfitto la morte,  a Cristo Risorto. L’ultima volta, San Michele accompagna Maria Addolorata presso il suo Figlio, il Cristo, in un trionfo pirotecnico per celebrare la Resurrezione di Gesù e l’avvenuto “‘Ncontru” (incontro) tra la Madre ed il Figlio.

 

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