Fotonotizie di Novembre: niente più RAW!

Il mese di Novembre è stato un po’ più tranquillo nel mondo della fotografia, ma è stato scosso da un’agenzia giornalistica che ha deciso di vietare qualsiasi file in formato RAW, almeno per loro. Di per sè non c’è nulla di male: loro possono decidere cosa accettare e cosa respingere, ma le motivazioni hanno scatenato un grande dibattito. Tra le nuove fotocamere, il prototipo annunciato da Lytro sembra essere il passo evoluzionario successivo. Chissà quando lo vedremo. Buona lettura!

Attrezzatura

L’attacco tipo A di Sony è tornato

Sony ha annunciato, dopo molti silenzi, una nuova fotocamera con attacco tipo A, la nuova Sony a68. La nuova fotocamera monta un sensore APS-C Exmor CMOS da 24 megapixel con una messa a fuoco “4D” che utilizza ben 79 punti di messa a fuoco con riconoscimento di fase, il più alto numero di punti presenti in una fotocamera con obiettivi intercambiabili. In aggiunta ha la tecnologia Mirror che consente una messa a fuoco veloce, capace di sfruttare al meglio gli 8 scatti in raffica possibili. La gamma ISO è da 100 a 25600, include la stabilizzazione dell’immagine e molto altro. Sarà disponibile in Europa a marzo ad un prezzo di circa 600 euro.
a68_front-Large

Lytro svela la nuova fotocamera per la realtà virtuale

Dopo avere dato un piccolo sussulto, ma senza grosse conseguenze per il mercato non ancora pronto ad accogliere la loro prima fotocamera, Lytro è tornata con una fotocamera chiamata “Immerge”, sviluppata per la realtà virtuale. Lytro sta “cercando di replicare la realtà, fornendo una presenza vicina alla vita reale per la realtà virtuale attraverso 6 gradi di libertà. Non stiamo solo unendo insieme le immagini catturate, ma stiamo ricostruendo una versione della scena” hanno affermato. La nuova fotocamera è chiamata la prima soluzione leggera e professionale al mondo per la realtà virtuale cinematica. Questa fotocamera è praticamente la figlia della Illum, consentendo infatti di immagazinare le informazioni sulla scena da tutte le possibili direzioni, permettendo agli utenti di muoversi in uno spazio 3D, che Lytro chiama spazio a 6 gradi di libertà e che precedentemente era solo disponibile tramite gli effetti speciali. Ovviamente la fotocamera è consegnata insieme ad un software dedicato per creare la realtà virtuale. Un software che richiede un alto prezzo di computazione. Infatti vi è un server per lo stoccaggio e il processo dei dati, un programma per lo sviluppo Light Field per integrare degli strumenti da effetti visivi già esistenti, ed un riproduttore che permette di visualizzare il video realizzato sulle piattaforme conformi. Non è ancora stata resa disponibile al pubblico, ma ci si può registrare sul sito di Lytro per provare un prototipo. Nel frattempo eccovi un video introduttivo della fotocamera dai fondatori di Lytro:

Il modello M più puro

Leica ha introdotto il loro quarto modello della loro linea M, la nuova Leica M (Typ 262). Leica afferma che la loro nuova fotocamera è una versione ridotta all’osso del modello M ed equipaggiato per il puro fotografo. Continuanco dicendo che la fotocamera “si concentra sulle essenzialità della fotografia rangefinder di tipo M, essendone la più pura delle forme”. Aggiunge che “Leica M-System soddisfa tutte le necessità fotografiche. Questo è vero soprattutto a questo nuvo modello che consciamente offre meno di quanto sia possibile tecnologicamente”. Come nel caso della Nikon DF, non vi è possibilità di registrare video, nessuna possibilità di Live View, ed il menu è stato semplificato con solo due pagine di impostazioni. Monta un sensore da 35mm con 24 megapixel, gamma ISo da 200 a 6400, fino a 3 scatti al secondo, corpo in alluminio, ed uno schermo da 3″. L’otturatore, stando alle parole di Leica, è stato reso più silenzioso e garantisce la massima discrezione. Le immagini di prova sono visibili cliccando qui.
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Software

Nuovo software per HDR dal guru del genere: Trey Ratcliff

Un lavoro lungo due anni per creare insieme alla casa Macphun il nuovo software pronto all’uso per la creazione di HDR. Chiamato Aurora è stato realizzato con le preziose direttive di Trey Ratcliff, fotografo pioniere del genere HDR. Il software fa tutto ciò che è previsto per un programma del genere: dall’unire una serie di foto, al tonemapping, ma, cosa particolare del software, permette di utilizzare le curve, gli strati per gli effetti, supporto per tutti i maggiori file di immagini, un potente strumento per rimuovere il rumore digitale, e molto altro. Ratcliff, ideatore del programma, lo ha utilizzato per oltre un anno ed afferma che non si ha più bisogno di altro software più costoso per realizzare qualsiasi tipo di HDR che abbiamo in mente. È disponibile per soli 99 dollari. Ecco una piccola anticipazione:

Curiosità

Selfie stick rudimentale

Il fotografo Jesse Chehak ha applicato l’idea del selfie stick alla sua fotocamera da grande formato, chiamandolo il selfie stick da grande formato. La fotocamera è una Graflex 4×5 ed un bastone da due metri e mezzo, e con l’aiuto di un telecomando aziona la fotocamera. La pellicola utilizzata è la ormai non più prodotta Polaroid Type 55. Ecco una foto del selfie stick in azione:

#TheLargeFormatSelfieStick

A photo posted by The Life & Times of Brohak (@jessechehak) on

Non è la fotocamera che fa la foto

Canon ha realizzato un esperimento chiamato “Decoy” che evidenzia cosa rende unica una foto e come la stessa persona possa essere fotografata in maniera diversa da fotografo a fotografo, ma anche in base alla storia della persona. I fotografi, ignari dell’esperimento, sono stati istruiti che Michael, un attore nella sua vita vera, era: un milionario, un ex carcerato, un pescatore, uno psicopatico, un ex alcolizzato, un ambulanziere. Michael ha fatto del suo meglio per interpretare questi ruoli, affinché i fotografi chiamati a ritrarlo potessero essere convinti della sua falsa storia. Nel video di seguito si vede come i fotografi fanno del loro meglio per fare uscire la natura del personaggio loro noto. Ma nel finale scoprono che hanno fotografato la stessa persona, che in realtà fa tutt’altro. Canon, sponsor dell’esperimento, afferma “una fotografia è più rappresentativa della persona che sta dietro la fotocamera, che da ciò che si trova di fronte all’obiettivo”. Controllate il video qui sotto.

Ah la mia nuova fotocamera fa foto schifose… guardate questo video

Chi si accinge a comprare una nuova fotocamera perde molto tempo sui forum a cercare la “migliore” fotocamera, e spesso si fa sfuggire il particolare che tecnologicamente parlando tutte le fotocamere di oggi sono in realtà delle eccellenze, e ciò che fa veramente la differenza è l’ecosistema di obiettivi e accessori, oltre che facilità d’uso, si possono sfruttare con un sistema piuttosto che un altro. Un concetto che è dimostrato dal fotografo Jim Goldstein che ha paragonato due fotocamere, come molti altri video, ma due fotocamere particolari: la Canon D2000, la prima fotocamera fotocamera digitale di Canon, immessa nel mercato nel 1998 (appena 17 anni fa), e la nuovissima Canon 5DS-R. Goldstein effettua un paragone molto dettagliato tra i vari fattori tecnologici importanti: il fattore di crop, la capacità di determinare il bilanciamento del bianco, la tecnologia del sensore (CCD nella prima e CMOS nella seconda), alti numero di ISO, risoluzione. La 5DS-R vince praticamente in tutto, tranne in una caratteristica: guardate il video per scoprirla! La cosa che più sorprende, ma non così tanto, è la sensibilità del sensore: paragonando infatti due foto ai più alti numeri di ISO disponibili per le fotocamere (e la 5DS-R non ha neanche una così alta gamma di sensibilità), la nuova fotocamera vince incontrastata ad ISO 1600, più che sufficiente in qualsiasi situazione, mentre la D2000 alla stessa sensibilità da un’immagine praticamente inutilizzabile. Da notare poi come l’interfaccia utente sia rimasta pressoché invariata negli anni.

Notizia del mese

Niente più foto in formato RAW

Eccoci alla notizia che ha infiammato discussioni sui forum del mese di Novembre: Reuters ha rilasciato una nuova polizza mondiale affermando che accettano solo file originali JPEG, senza alcun sviluppo se non quello della fotocamera. Un caporedattore infatti ha mandato un’email ai collaboratori freelance di Reuters richiedendo che venissero inviate solo foto nel formato JPEG. L’email dice testualmente: “Ciao, vorrei passare una nota di richiesta ai nostri contributori freelance per via di un cambio della nostra polizza. Nel futuro, per favore non mandate più foto a Reuters che sono state sviluppate da formato RAW. Se volete scattare anche nel formato RAW non c’è alcun problema, ma scattate anche nel formato JPEG. Mandateci solo i file che erano originariamente JPEG, con sviluppo minimo. Saluti”. Reatures ha confermato questo cambio di polizza affermando che si tratta di un incremento di velocità e per migliorare l’etica. “Come fotogiornalisti che lavorano per la più grande agenzia al mondo di contenuti multimediali, i fotografi Reuters lavorano in linea con la nostra guida per fotografi ed i principi della Thomson Reuters Trust. Come testimoni oculari di eventi raccontati da giornalisti responsabili e motivati, le immagini Reuters devono riflettere la realtà. Miriamo per una fotografia a più alto livello estetico, ma il nostro obiettivo non è quello di interpretare artisticamente le notizie. La velocità è anche un fattore molto importante per noi. Abbiamo dunque chiesto ai nostri fotografi di saltare i processi laboriosi e ritardanti, per consegnare le nostre foto più velocemente ai nostri clienti”.
Tutta la polemica è risultata dal fatto che in realtà anche i file JPEG sono in realtà una interpretazione artistica della realtà, solo che lo sviluppo viene fatto dalla fotocamera e non dal fotografo direttamente. Ma il fotografo stesso può sempre modificare queste impostazioni per produrre file rispondenti alle sue preferenze, quindi il file in RAW ha maggiori probabilità di essere il più veritiero possibile. Personalmente credo che questo cambiamento sia dovuto al fatto che nuovi collaboratori si siano fatti prendere un po’ troppo la mano nel loro sviluppo, e, mandando i file all’agenzia, questa si sia spesso trovata di fronte ad immagini che hanno destato non poche lamentele dai suoi clienti. In più vi è il fattore della velocità che è determinante: ormai chiunque può essere un fotogiornalista od un videoreporter. Le testate giornalistiche non si fanno alcun scrupolo a rubare le foto ed i video condivisi online per arricchire i loro articoli. Sicuramente queste foto e questi video non rappresentano molto la realtà, dato che sono spesso malfatti e non si capisce effettivamente cosa stia succedendo. Però vengono utilizzati perché sono i primi ad arrivare. Pertanto Reuters, prendendo i proverbiali due piccioni con un solo cambio di polizza, ha voluto mandare un messaggio ai nuovi fotogiornalisti di accelerare il processo se vogliono continuare a collaborare con Reuters, evitando sviluppi eccessivi delle loro foto e mantenendolo le più fedeli alla realtà. Compito, quest’ultimo, ormai molto ben implementato in qualunque fotocamera. Qual è la vostra opinione?

 

Qual è stata la vostra notizia preferita? Lasciate pure un commento qui sotto! Se non volete perdere gli altri articoli sulla fotografia e videografia, iscrivetevi al mio blog.

Al prossimo mese con altre novità e curiosità dal mondo della fotografia ed affini!


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