Fotonotizie di Maggio: Cosa combina Steve McCurry?

Anche quest’anno il mese di maggio non ha riservato grandi novità per le attrezzature, e generalmente il mondo fotografico e videografico è rimasto abbastanza silente. È stato però un fotografo italiano a far scatenare un polverone che ha colpito uno dei più noti fotografi al mondo. Buona lettura.

Attrezzatura

Samyang diventa automatica

Dopo 40 anni di produzione di soli obiettivi manuali, ma dalle squisite caratteristiche, Samyang ha svelato i primi due obiettivi con messa a fuoco motorizzata. La coppia di obiettivi sarà composta da un 50mm f/1.4 ed un 14mm f/2.8 per l’attacco Sony di tipo E, idonei insomma per le A7. Samyang afferma che gli obiettivi sono tra “i più luminosi della loro classe ed offrono una superba qualità dell’immagine ai fotografi”. I meccanismi di messa a fuoco automatica sono ottimizzati per i sistemi che utilizzano il rilevamento di fase o di contrasto. Sono costruiti in metallo, come il resto degli obiettivi Samyang, ed offrono un diametro per filtri da 67mm (abbastanza piccoli per filtri sufficientemente economici). Saranno disponibili nel prossimo mese di luglio, ma ancora non è noto il prezzo, anche se sarà sempre sulla media della casa produttrice, secondo Sony Alpha Rumors. Di seguito un video in cui viene mostrata la messa a fuoco.

Un ennesima videocamera d’azione, questa volta da Olympus

L’enorme successo, ed il grave declino, che ha fatto conoscere a molti il marchio GoPro, quasi a farlo diventare un nome comune alle action camera, ha fatto gola a molte case produttrici. Tra queste, l’ultima ad arrivare è stata Olympus che ha presentato la loro action camera la Stylus Tough TG-Tracker. Ha la forma di una piccola videocamera, ma delle dimensioni di una Hero GoPro, è impermeabile fino a 30 metri, senza l’ausilio di una custodia protettiva, permettendovi di accedere a tutti i pulsanti e comandi in modo agevole. Inoltre è resistente alla polvere, agli urti, al congelamento, ed alla compressione fino a 100kg: una vera bestia in formato compatto. E le sue qualità non finiscono qui: è in grado di registrare in 4k Ultra High definition fino a 30 fotogrammi al secondo, fino a 60 fotogrammi al secondo in fullHD 1080p, e fino a 240 fotogrammi al secondo in 720p! Qualche hanno fa per queste specifiche tecniche ci volevano grandi involucri, oggi stanno nella nostra tasca. L’obiettivo è un 13mm f/2.0 con un angolo di campo di 204°. Monta inoltre uno schermo orientabile da 1.5″ ed è incluso il GPS, da cui il nome Tracker, con la modalità log che non farà scaricare la batteria ma continuerà a registrare il movimento. Se queste caratteristiche non fossero sufficienti, questa fotocamerina ha incorporato un barometro, un termometro, una bussola ed un accelerometro. Il costo di tutto questo? Meno di una “banale” GoPro: infatti il costo della Stylus Tough TG-Tracker è di “appena” 359 euro.

Niente più batterie che si degradano!

I ricercatori della University of California Irvine scoperto un modo per evitare il degrado delle batterie ricaricabili. La candidata al dottorato Mya Le Thai afferma che stava giocando con la tecnologia dei nanofili, quando ha scoperto per caso ciò che può essere una rivoluzione energetica: un metodo per ricaricare le batterie centinaia di migliaia di volte senza che queste perdano la capacità. Le batterie oggi sul mercato di solito muoiono dopo 5-7000 cicli di carica-scarica nei casi più fortunati, ma generalmente dopo già 1000 cicli di carica-scarica cominciano ad essere inaffidabili. La batteria creata con questa tecnologia è stata testata per 200000 cicli di carica-scarica nell’arco di tre mesi ed ancora non è stato notato alcun segno di degrado nella capacità o nella potenza. Questa scoperta può rivelarsi epocale in tutti gli ambiti, dal trasporto alle comunicazioni all’esplorazione spaziale, ed ovviamente anche in ambito foto e video, dove oggi le batterie sono merce essenziale per poter scattare qualche foto o registrare un filmato. Chi volesse conoscere di piùqui può leggere l’articolo pubblicato oltre ad una spiegazione della scopritrice di questa nuova frontiera nel video di seguito

Fotografie ad altissima definizione create da Google per l’arte

L’Istituto Culturale di Google (sì esiste tale istituto) ha realizzato una fotocamera automatizzata che servirà alla digitalizzazione dei più famosi quadri ed opere d’arte di tutto il mondo. Per mettere a fuoco, la fotocamera usa un sonar ed un laser per ottenere un’alta precisione. Servono circa 30 minuti per fotografare ed assemblare digitalmente un quadro in una foto di qualche gigapixel tramite i server di Google. Paragonato al vecchio metodo di scannerizzare ogni quadro, con il quale sono stati digitalizzati solo 200 quadri in 5 anni, questo nuovo metodo ha permesso di digitalizzare solo quest’anno oltre 1000 quadri. L’immagine finale è talmente dettagliata che è quasi come essere di fronte al quadro originale: “ingrandire l’immagine è come essere a pochi centimetri dal quadro reale con una lente d’ingrandimento”. E non esiste solo una fotocamera del genere. Google ne ha creato 20 da essere inviate nei musei di tutto il mondo gratuitamente per digitalizzare le opere d’arte. Cliccando qui è possibile vedere la collezione fotografata da questa fotocamera finora, che include opere di Pissarro, Rembrandt, Van Gogh, Monet, e tanti altri.

Cattive notizie

L’inizio di un grande dramma: Steve McCurry

Il fotografo Steve McCurry è stato colto nell’occhio di un nuovo scandalo come riportato da Petapixel. Tutto ha inizio in Italia, dove in una mostra in Italia, molto probabilmente quella visibile presso la Venaria Reale nei pressi di Torino quando il fotografo Paolo Viglione ha raccontato sul suo blog la sua esperienza. Aveva notato una delle foto presenti alla mostra un grave errore di fotoritocco, ed è rimasto sorpreso come fosse riuscito a fare parte di una mostra di uno dei fotografi più conosciuti al mondo. La foto fu scattata in Cuba e l’errore di fotoritocco riguarda una clonazione fatta veramente male, duplicando il palo di un segnale stradale ed i piedi di una persona. La foto originale è stata rimossa dal sito personale di McCurry, innescando la volontà perquisitoria del web, che si chiedeva quali altre immagini sono state ritoccate con il noto programma. Le “indagini” sono scaturite dal fatto che McCurry non è conosciuto dal grande pubblico, ed anche tra gli appassionati, come un fotografo glamour, o ritrattista, ma come l’inviato del National Geographic, un fotoreporter. L’etica del fotoreporter impone che qualsiasi foto non sia affatto ritoccata: già sono malvisti sviluppi eccessivi delle foto, figuriamoci la rimozione di oggetti o persone! Come riporta Petapixel, presto sono apparse altre foto dove il ritocco era fin troppo, come rimuovere due volti per far risaltare il soggetto principale. Nell’articolo è riportata un’intervista con Steve McCurry, che risponde alle critiche dicendo che i suoi recenti lavori, inclusa la foto che ha fatto scoppiare il caso, siano per uso personale, non fotogiornalistico. “Molto di ciò che ho scattato, l’ho fatto per piacere personale, in posti che ho voluto visitare per la mia curiosità vero le culture e le popolazioni” ha precisato, continuando che “Provo a fare parte quanto più possibile nella revisione e stampa del mio lavoro, ma molto volte le stampe sono effettuate e spedite quando io sono lontano, come è successo in questo caso. Ciò che è successo con questa foto è stato un errore per la quale ne prendo le responsabilità. Ho già preso le dovute precauzioni per evitare che simili eventi accadano di nuovo”. Per quanto riguarda il lavoro di fotoritocco McCurry aggiunge che è stato un cambio che non avrebbe mai autorizzato e che il tecnico di laboratorio è stato prontamente licenziato. Tuttavia non menziona gli altri lavori che sono stati trovati essere ritoccati.
Voi da che parte state? È giusto che McCurry possa ritoccare le foto per renderle come lui le ha viste, oppure deve pur sempre mantenere lo status di fotoreporter e non ritoccare le sue foto, anche quando non sono per un giornale o pubblicazione?

Nuove regole per i droni

Rimaniamo in Italia ma per faccende italiane: alla Camera è stata presentata una proposta di legge per istituire una banca dati dei droni, come riporta
La Stampa. La proposta, promossa dall’onorevole Basilio Catanoso di Forza Italia, non è un’idea nuova nel campo dei droni, fino a qualche anno fa solo prerogativa militare o di club di aeromodelli. Infatti già altri paesi, come gli Stati Uniti, che nel campo aeronautico sono i principali punti di riferimento anche dal punto di vista normativo, sono presenti banche dati ed inoltre chi compra un drone deve registrarlo ed assicurarlo, pena pesanti contravvezioni. Tuttavia, con tutti questi costi e permessi, i droni, da essere giocattoli che potevano permettere ad aspiranti fotografi e videografi delle riprese mozzafiato con poco costo, sono diventati più idonei a professionisti, e non ad aspiranti tali.

Qual è stata la vostra notizia preferita? Lasciate pure un commento qui sotto! Se non volete perdere gli altri articoli sulla fotografia e videografia, iscrivetevi al mio blog.

Al prossimo mese con altre novità e curiosità dal mondo della fotografia ed affini!


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