Dopo aver chiarito la differenza tra PPI e DPI, ed affermato che il parametro che si deve utilizzare e che si può controllare sia il PPI, cioè il pixel per inch, è doveroso parlare quanto debba valere quando si stampano le foto.
Tale parametro dipende fortemente dalla distanza da cui le foto verranno viste, in maniera inversamente proporzionale: maggiore è la distanza, minore sarà il valore di pixel per pollice da utilizzare.
Questo succede perché il nostro cervello non è in grado di risolvere qualsiasi dettaglio oltre una certa distanza: per esempio si è in grado di osservare la sfera della punta di una penna a distanza ravvicinata, ma, allontanandoci da essa, non sarà più possibile distinguere quella minuta porzione dall’insieme. Questo difetto della visione permette dunque di utilizzare pochi pixel anche per stampe molto grandi, soprattutto quando queste sono affisse a distanze di decine di metri: per esempio i cartelloni pubblicitari sulle strade.
Se potessimo avvicinarci a quei cartelloni, vedremmo i pixel grandi alcuni centimetri e l’immagine non sarebbe affatto nitida. Mentre allontanandoci da essi, la grandezza dei pixel diminuisce e l’immagine può essere apprezzata.
Per conoscere in maniera esatta quanti pixel inserire in un pollice, vi è una formula matematica:
PPI = 2/(distanza x 0,000291), con la distanza espressa in pollici. Se la distanza è espressa in centimetri occorre moltiplicarla per 0,0001146.
Tramite questa formula si possono ricavare sia quanti PPI usare per determinate distanze, oppure la più piccola distanza da cui si può osservare la foto appena stampata, riassunte nelle seguenti due tabelle, rispettivamente.
Questi dati tuttavia devono essere trattati come linee guida, soprattutto quando si usano distanze molto ravvicinate. Anche una semplice stampa 10X15 è vista normalmente a distanza di un braccio, che equivale ad almeno 50 cm, e la sua grandezza non permette di avere un dettaglio infinitesimo. Infatti, ipotizzando una distanza di appena 20cm, la formula ci fornirebbe una densità di pixel per pollice di ben 873! Ciò significa che ogni singolo pixel avrà una dimensione di appena 0.03 millimetri, cioè circa 30 micron: più piccolo di un capello sottile!!! Quindi praticamente indistinguibile se non in particolarissime condizioni, oltre ad avere dimensioni che possono essere paragonabili, se non inferiori, alla dimensione della goccia d’inchiostro che verrà depositata durante la stampa.
Quindi generalmente si può affermare che per stampe da essere viste a distanza di circa 50cm, quanto l’estensione di un braccio, 300PPI è il valore da prediligere, mentre per distanze entro il metro e mezzo, 240 pixel per inch sono più che sufficienti. Oltre quelle distanze la formula fornirà il valore indicativo per la stampa.
È lecito chiedersi, dunque, quanti megapixel servano nel caso si volesse stampare un cartellone pubblicitario da vedere ad una distanza di circa 100 metri. Ebbene, ipotizzando una dimensione del lato lungo di circa 15 metri, avendo, dalla formula, appena 2 pixel per pollice, il numero di megapixel necessari è di 0.9!!! Ebbene sì: per un cartellone pubblicitario di 15 metri, posizionato a 100 metri di distanza dal pubblico, una foto di appena UN MEGAPIXEL è più che sufficiente. Quindi a che servono i 20, 30, 50 megapixel delle fotocamere oggi in commercio? In realtà ci sono tanti altri usi per cui i megapixel sono utili: per esempio ritagliare la foto per esaltare il soggetto, oppure stampare le proprie foto per stampe cosiddette di “fine-art”, cioè indirizzate ad esposizioni dove il pubblico si avvicina molto alla foto, od ancora, più semplicemente, per avere una foto, con risoluzione minore, più nitida e priva di rumore. Infatti, rimpicciolendo la foto da 20 megapixel ad appena un megapixel, tutti i vari difetti di nitidezza, od il fantomatico rumore digitale, semplicemente scompaiono alla vista.
Perché le fotocamere abbiano così tanti megapixel. I motivi possono essere vari, tra cui la possibilità di ritagliare l’immagine pur mantenendo una elevata qualità, od ancora la possibilità di stampare ad alta risoluzione ed in grande formato permettendo all’osservatore di poter apprezzare i più piccoli dettagli avvicinandosi alla stampa. È il caso, quest’ultimo, delle stampe in fine-art, oppure dei cartelloni pubblicitari presenti sulle banchine dei treni o alle fermate dei mezzi pubblici, ben visibili e leggibili sia da lontano sia, e soprattutto, a distanza ravvicinata.
Spero di esser stato chiaro, ma se aveste dei dubbi non esitate a lasciare un commento qui sotto. Se avete trovato utile questo articolo allora vi invito a condividerlo, magari sarà utile anche ad altri, e se non volete perdere gli altri articoli, allora iscrivetevi al mio blog!