Il pilastro della fotografia che esula un po’ dalla fotografia come arte, e meramente come funzione tecnologica, è la sensibilità del sensore indicata dai valori di ISO.
Il termine ISO, come detto nel video, ha una doppia provenienza. Può essere considerato un acronimo dell’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione, oppure dal termine greco isos, che significa uguale. Proprio di questo si occupa la citata organizzazione: di dare delle norme affinché nel mondo vi sia un’uguaglianza, uno standard, che sia facilmente riconosciuto ed accettato da tutti. Ogni qualvolta che vedete “a norma ISO” seguito da un numero, si cita una norma emanata.
Nel mondo della fotografia la norma che regolava la sensibilità della pellicola era la ISO 5800:2001, mentre per il formato digitale, la norma che definisce uno standard per la sensibilità del sensore è la ISO 12232:2006. La presenza di questa norma permette che tutti i sensori sul mercato, allo stesso numero di ISO offrano la medesima sensibilità alla luce, permettendo dunque medesimi dati di scatto in situazioni uguali. Urrà per tutti, quando le cose sono uguali! Ciò significa l’assenza di conversioni, che possono diventare anche complicate e perditempo.
La scala degli stop degli ISO è in rapporto di 2:1, come la scala del tempo di esposizione. Tra uno stop ed il successivo, non solo raddoppia il numero, ma raddoppia l’effettiva sensibilità alla luce. Ciò significa che il valore di ISO 400 permetterà di avere un sensore due volte più sensibile di quando è impostato ad ISO 200, e ben 4 volte più sensibile alla luce di quando lo si imposta ad ISO 100. Una scala di stop molto comune è come la seguente:
100;
200;
400;
800;
1600;
3200.
Come gli altri valori principali, anche il numero di ISO si può suddividere in valori intermedi, di nuovo in terzo di stop. Per esempio tra 200 e 400, vi sono anche i valori di 250 e 320.
Si può notare come questa sia una scala piuttosto limitata nei valori. Questo perché è limitata dalla tecnologia che sfrutta il sensore, e quanto sia capace a produrre immagini accettabili. Infatti, se non vi è alcuna controindicazione ad usare valori bassi, più ci si avvicina a valori elevati di ISO più l’immagine presenta una certa granulosità. Pertanto si produrrà un’immagine di scarsa qualità, pressoché da eliminare. Dunque occorre stare lontani dal valore massimo pubblicizzato dalle case produttrici. Ma quanto lontano?
Dipende dall’uso che se ne vuole della foto. Se si pensa di condividerla sul web, nei social network, od anche di stamparla nei formati standard 10×15, allora uno stop inferiore al massimo potrebbe dare risultati accettabili. Se invece siate pagati per quelle foto, quindi siete dei professionisti, o se si volesse stampare in formati poster, allora è consigliabile tenersi almeno due stop al di sotto del valore massimo possibile.
Personalmente tendo ad impostare il valore della sensibilità del sensore prima di iniziare a scattare delle foto, un po’ come si faceva con la pellicola che si inseriva nella macchina fotografica e poi si scatta, impostando successivamente tempo di esposizione ed apertura del diaframma.
Una linea guida è che in condizioni di alta luminosità per esempio se si fotografa in pieno giorno, o i soggetti sono delle luci, il valore di ISO di base, 100 o 200, è sufficiente.
Nel caso in cui si fotografa all’interno, o il cielo è nuvoloso, un numero di ISO compreso tra 200 e 800 può essere consigliato.
Un numero di ISO superiore ad 800 è invece obbligatorio nel caso in cui si fotografano soggetti scarsamenti illuminati.
Lasciate pure un commento se non vi è chiara qualche cosa, altrimenti se vi è stato utile per favore mettete mi piace e condividetelo in modo che altre persone possano usufruirne!