Dopo l’ultimo video del 2016, che potete trovare cliccando qui, ecco di nuovo un nuovo reportage sulla Pasqua a Caltabellotta. Questa volta è raccontata con lo stile documentaristico che ho intrapreso due anni con la festa in onore di Maria Santissima dei Miracoli e del Santissimo Crocifisso, continuando il mio progetto di narrare le feste di Caltabellotta.
Personalmente sono molto legato alla Pasqua, essendo nato in un lontano Venerdì Santo, ed al concetto di distruggere per poter risorgere più forti di prima, di cadere per rialzarsi. Un concetto che lega i riti primaverili e, tra questi, la Pasqua. In primavera infatti la natura, che sembrava morire durante l’inverno, risorge in maniera prorompente dando il massimo delle potenzialità. Questa straordinaria capacità della natura mi ha sempre affascinato, ed ha affascinato nel corso dei secoli diverse culture che hanno ideato anche creature leggendarie che rinascono dalle loro ceneri, come l’araba fenice. Proprio da questa, il cristianesimo ha ripreso il culto della morte e della risurrezione, con il fuoco che ritorna ad illuminare la buia notte.
In questo documentario ho voluto riportare tutto ciò che riguarda la Pasqua a Caltabellotta. Oltre alle rappresentazioni della Passione di Gesù, magistralmente curate dal comitato della Settimana Santa presieduto da Giuseppe Sala, ho introdotto il dietro le quinte che richiedono tanto tempo e dedizione.
Per la prima volta ho esplicitamente spiegato i prodotti tipici che i caltabellottesi preparano per la Domenica: la froscia e i cannilera. La froscia è una frittata ricca di gusto ma povera di ingredienti, quelli che la tradizione contadina e pastorale del mio piccolo paesino aveva in abbondanza. Mentre i cannilera, pur nella loro semplicità, celano dietro la loro bianchissima velata, l’abilità e la pazienza di chi li realizza. Di entrambi troverete le ricette sia nella versione in download che nel DVD.
Infine San Michele. Un culto antico che a Caltabellotta raccoglie, oggi, tutta la comunità. Tuttavia, come spiego nel video, non è sempre stato così. Egli condivideva l’euforia con San Sebastiano nelle famose rigattiate che accompagnavano la processione pomeridiana del Cristo Risorto. Tuttavia nel nostro paese essere subirono un arresto, lasciando spazio solo all’Arcangelo.
Il più completo documentario sulla festa più amata dai giovani di Caltabellotta. Visionabile cliccando sulla seguente immagine.
In via del tutto straordinario il documentario è anche disponibile su YouTube:
Di seguito la galleria delle foto da me realizzate: alcune delle foto sono disponibili per la stampa in tutte le dimensioni e diversi materiali per arredare la vostra casa. Contattatemi in privato per maggiori informazioni.
Riuniti nella navata destra della Cattedrale, gli attori che interpretano i ruoli di Gesù, dei suoi apostoli, e del popolo di Gerusalemme, sono pronti per la benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo da parte dell’arciprete Antonio Corda.
Padre Antonio Corda durante la messa della Domenica delle Palme.
Gesù con la palma ed alcuni degli Apostoli durante la celebrazione.
Protagonista delle festività pasquali, la Cattedrale di Caltabellotta ospita la Santa Messa della domenica delle palme.
Uno dei ministranti durante una delle letture.
Padre Antonio Corda consacra le ostie.
Un altro momento della celebrazione eucaristica della domenica delle palme.
Un ritratto durante la celebrazione eucaristica della domenica delle palme.
Padre Antonio Corda durante la celebrazione eucaristica della domenica delle palme con, in primo piano, coloro che intepretano i ruoli degli Apostoli e del popolo di Gerusalemme.
Dopo la celebrazione, una foto di gruppo tra padre Antonio Corda e gli attori che hanno interpretato i ruoli di Gesù, degli Apostoli e del popolo di Gerusalemme.
Alcuni dei ragazzi impegnati nell’addobbare le strade di Caltabellotta con le cime di alloro.
Uno dei ragazzi intento a fissare una cima di alloro in una delle strade di Caltabellotta per accogliere San Michele.
Uno dei ragazzi che porta le cime di alloro per addobbare le strade di Caltabellotta.
Una foto di gruppo dei ragazzi e membri del comitato impegnati nell’addobbare la città con le cime di alloro.
Gli attori che interpretano i ruoli degli Apostoli per la celebrazione del Giovedì Santo.
Padre Antonio Corda, come Gesù, lava con l’aiuto dei ministranti, i piedi di coloro che interpretano i ruoli degli Apostoli.
Padre Antonio Corda, come Gesù, lava con l’aiuto dei ministranti, i piedi di coloro che interpretano i ruoli degli Apostoli.
Padre Antonio Corda, come Gesù, lava con l’aiuto dei ministranti, i piedi di coloro che interpretano i ruoli degli Apostoli.
Nella celebrazione del Giovedì Santo, le ostie sono consacrate per l’ultima volta. Potranno essere consacrate nuovamente la domenica di Pasqua.
Padre Antonio Corda consacra le ostie.
Padre Antonio Corda consacra le ostie.
I sibulichi sono illuminati con la luce delle candele.
La stupenda opera di Antonino Ferraro del 1552 decorata con i lavureddi: i germogli di grano, o lenticchie e ceci, che decorano i sibulichi, cioè gli altari della reposizione.
L’altare della reposizione è chiamato in dialetto sibulico, che significa sepolcro. Questa denominazione è purtroppo errata. In foto l’altare della piccola chiesa della Pietà.
Il giro dei sibulichi, o meglio delle chiese, è una tradizione che risale a San Filippo Neri. In foto l’altare della reposizione nella chiesa del Carmine.
Il venerdì santo, si rievoca la Via Crucis. Gli attori, di fronte la chiesa di Sant’Agostino, rappresentano la condanna di Gesù a morte.
I sacerdoti del tempio che spingono affinché Gesù sia condannato a morte.
Gesù in attesa della sentenza, ascolta in silenzio il processo.
La figura del centurione, che Mel Gibson battezzò “Abenader”, attende la decisione di Pilato.
Il prefetto romano, pur non trovando alcuna colpa seconda la legge, è costretto a condannare a morte Gesù.
Gesù è caricato della croce su cui sarà crocifisso.
Il centurione guida il corteo verso il Calvario per eseguire gli ordini.
Gesù, scortato dalle guardie romane, porta la sua croce.
Il centurione esegue gli ordini, ma lo stato d’animo è cupo.
Alla fine di via Casale Maniscalco, avviene la prima caduta di Gesù.
La Madre incontra il Figlio a metà della via IV Novembre.
Ad accompagnare Maria vi è Giovanni, che Gesù indicherà come nuovo figlio.
In piazza Umberto I, Simone di Cirene solleva temporaneamente Gesù portando la croce al suo posto.
Una donna asciuga il volto insaguinato di Gesù con un lenzuolo che diventerà “vera icona”, da cui, secondo la fantasia popolare deriva il nome Veronica con cui fu indicata nei secoli la donna. In realtà Veronica è latino per “colei che porta la vittoria”, cui significato può essere adattato anche in chiave religiosa, con l’immagine di Gesù che permette la “vittoria”.
La Madre, con Giovanni e Maria Maddalena, accompagna in disparte Gesù.
Il centurione si volta per controllare che il condannato continui il suo percorso.
Gesù, sotto il peso della croce, cade per la seconda volta.
La Via Crucis a Caltabellotta offre anche scenari suggestivi come in questo caso con il Pizzo che sorveglia dall’alto.
Gesù ed i soldati arrivano al Calvario, pronti per la crocifissione.
Gesù è pronto ad obbedire alla volontà del Padre.
Gesù è Crocifisso.
I fedeli, guidati da padre Antonio Corda, pregano il Cristo Morto.
Con le luci del tramonto, Gesù è deposto dalla croce e riposto dentro l’urna per la processione per le vie del paese.
Gesù è nell’urna, mentre il cielo si infiamma.
Dal pianoro del Calvario, inizia la processione del Cristo Morto e dell’Addolorata per le vie del paese.
Una suggestiva immagine avente sullo sfondo il Pizzo di Caltabellotta.
Un bellissimo tramonto accompagna le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata.
Le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata accompagnate da un tramonto in tema con il momento.
La processione, lentamente, si muove verso il paese.
Padre Antonio Corda durante la processione del Cristo Morto e dell’Addolorata con la reliquia della Sacra Spina conservata a Caltabellotta.
La processione tra le strette vie di Caltabellotta.
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
Raccolta nella notte dopo la processione del venerdì santo, la violaciocca, in dialetto balacu, viene organizzata in mazzetti per decorare la statua di San Michele.
I bambini, ma anche qualcuno più grande, si prodigano nel creare i mazzetti di balacu per decorare la statua di San Michele.
I mazzi di violaciocca vengono legati e sono pronti per essere fissati su San Michele.
I bambini si prodigano molto volentieri per forse il loro Santo preferito.
Generazioni che insieme collaborano per addobbare la lancia di San Michele con i mazzetti di violaciocca.
I mazzetti di violaciocca sono intrecciati sulla lancia dell’Arcangelo, con le mani che si aiutano tra loro.
Una seconda statua di San Michele, più piccola, è anch’essa addobbata come quella grande con i mazzetti di balacu e la cima di alloro.
L’uovo del cannilere è tinto di rosso con colorante alimentare.
Le forme dei cannilera sono tutte quelle tipiche del periodo pasquale: dal gallo, al cesto, dal quadrifoglio alla colomba. Od anche i coniglietti.
Una foto ravvicinata dei cannilera. Essi sono i dolci tipici per la Pasqua a Caltabellotta: una variante del “pupu cu l’ovu” ma in una versione più raffinata.
La froscia, frittata in dialetto siciliano, è una pietanza ricca bensì sia preparata con gli ingredienti della tradizione contadina. Non può essere chiamata froscia se non contiene la nepetella, un’erba aromatica che, conosciuta già dai Romani, cresce spontanea tra le rocce di Caltabellotta.
Nella notte si svolge la Messa di risurrezione, con Cristo Risorto nel presbiterio.
La Polifonica “Laudae Choralis” diretta dal maestro Giuseppe Cottone che anima le celebrazioni della settimana santa.
Padre Antonio Corda durante la messa di risurrezione.
La cattedrale di Caltabellotta è di nuovo protagonista per la santa messa di risurrezione.
Padre Antonio Corda durante l’omelia della celebrazione.
Durante la particolare messa di risurrezione, viene benedetta l’acqua con cui il sacerdote aspergerà i fedeli per rinascere in Cristo. Come succede per il battesimo.
Durante la celebrazione eucaristica, viene anche acceso il cero pasquale con il fuoco benedetto.
La statua del Cristo Risorto che sarà portata in processione per l’incontro della domenica sera.
I più assidui portatori di San Michele che con energia e vigore portano la statua dell’Arcangelo per tutte le viuzze di Caltabellotta.
San Michele viene fatto “abballare”, cioè viene scosso con moti ondulatori e sussultori con tanto vigore che la cima riesce a coprirne il viso.
Viene chiamato dai ragazzi anche con l’epiteto di “lu gigliu”, il giglio.
Un primo piano di San Michele con il suo volto da ragazzino imberbe.
Con la sua espressione, è riuscito a far innamorare tutti i caltabellottesi.
San Michele percorre quasi tutti i vicoli di Caltabellotta per annunciare la risurrezione di Cristo.
La cima è scelta accuratamente per essere la più imponente possibile.
L’Arcangelo passa attraversa tutti i vicoli anche per cercare la Madonna che rappresenta la Chiesa, ancora ignara della risurrezione di Cristo.
Durante la mattina, molte sono le statue più piccole che seguono la statua principale. Un tempo i bambini ed i ragazzi inseguivano San Michele solo con le cime di alloro.
La ricerca e l’annuncio di San Michele prosegue per tutta la giornata di domenica. Un tempo nel pomeriggio avvenivano le rigattiate. La fazione opposta era guidata da San Sebastiano che riuniva tutti gli agricoltori ed i lavoratori in generale.
L’alloro è usato perché simboleggia la gloria, mentre la violaciocca, che decora la lancia ed i piedi, simboleggia la fedeltà assoluta.
San Michele è identificato anche come il santo di coloro che non hanno un partner. Un tempo era addirittura vietato alle persone sposate avvicinarsi alla statua. Il divieto era fatto rispettare anche con vigore. Oggi invece tutti corrono appresso San Michele: i tempi cambiano.
La domenica di Pasqua è anche il giorno in cui inizia ufficialmente il mandato del comitato organizzatore dei festeggiamenti di Maria Santissima dei Miracoli e del Santissimo Crocifisso, i protettori di Caltabellotta.
Se i portatori sono inesauribili, i membri dell’associazione culturale socio musicale “Santa Cecilia” complesso bandistico città di Caltabellotta, guidato dal Maestro Luigi Circo.
San Michele ritrova, finalmente, nei pressi dell’ex-chiesa del Salvatore, oggi in restauro, la Madonna velata, ancora ignara della risurrezione di suo Figlio.
La Madre ritrova il Figlio Risorto, con l’esultanza di San Michele.
Le statue rientrano, insieme, nella cattedrale.
I giochi d’artificio illuminano il cielo di Caltabellotta.
I giochi d’artificio illuminano il cielo di Caltabellotta.
I ragazzi non si stancano di portare in giro San Michele. Nel pomeriggio di martedì lo si porta anche al “balcone” per fare qualche scatto.
Cercano di salire su per la misteriosa ed affascinante rupe Gogàla, con il paese sullo sfondo.
San Michele raggiunge il punto più alto dominando su Caltabellotta.
Dopo le ultime abballate, vengono tolte le decorazioni di violaciocca e la cima di alloro. Queste verranno gettate nel dirupo dello spiazzo Lauria affinché nessuno le possa recuperare.