Si sente molto parlare di bokeh, ma non tutti sanno cosa significhi. La sua popolarità è dovuta al fatto che esso rende le fotografie uniche ed attraenti, concentrando l’attenzione su particolari parti della foto. La parola bokeh viene dal giapponese ed indica la qualità estetica delle parti sfocate della foto. Non si tratta della quantità di sfocato, o lo sfocato di per sé. Bokeh indica solo la qualità dello sfocato. In particolare indica la qualità delle sorgenti luminose sfocate, anche se questa unicità non è da tutti condivisa. Nelle due foto seguenti si possono notare le sorgenti luminose, sia di luce riflessa come nel caso dei sassolini dietro i tulipani che di luce propria come nell’albero di Natale, come siano state sfocate dall’obiettivo in dotazione.
Il bokeh è strettamente legato alla profondità di campo. Avere delle minime profondità di campo permette di sfocare tutto ciò che circonda il nostro soggetto con più facilità, con il fine di esaltarlo maggiormente ed evitare distrazioni. Nel mio articolo sulla profondità di campo spiego in dettaglio come essa funziona, ma occorre riprendere uno dei tre parametri che influenza la qualità delle sorgenti luminose sfocate, e cioè il diaframma. Esso è la parte più importante dell’obiettivo in quanto determina quanta luce giungerà al sensore. La sua costruzione prevede un numero variabile (da 5 a 9 in media) di lamelle che modificano il suo diametro. Quanto sia chiuso o aperto è misurato tramite il numero di f in maniera inversamente proporzionale: piccoli numeri di f indicano in realtà grandi aperture, dunque grandi quantità di luce, mentre grandi numeri di f indicano piccole aperture, di conseguenza piccole quantità di luce. Le lamelle del diaframma inoltre trasformano le sorgenti luminose, se sono sfocate, in forme e caratteristiche diverse. Ovviamente un ruolo altrettanto importante viene giocato dalle lenti presenti negli obiettivi. Pertanto le caratteristiche del bokeh possono essere le più varie, e sono uniche per ogni tipo di obiettivo, non della fotocamera. Si possono avere forme perfettamente circolari, oppure dal pentagono all’ennagono, od ancora forme di limoni, fino ad avere un effetto cipolla, dove le sorgenti luminose sfocate hanno al loro interno dei cerchi concentrici che assomigliano appunto ad una cipolla tagliata. Altri possono essere particolarmente definiti ai bordi, perdendo la buona qualità di essere morbidi dato che distraggono la nostra attenzione.
Definire un buon o cattivo bokeh è difficile, ma una linea guida è che se non distrae la nostra personale attenzione dal vero soggetto della foto, allora si ha un buon bokeh.
Solitamente obiettivi con lunghezze focali maggiori di 50mm, ed aperture massime del diaframma alte, numeri di f da 1.2 a 2.8, rendono un bokeh migliore rispetto ad obiettivi in dotazione delle fotocamere meno costose. Ciò non significa che non si possano ottenere ottimi risultati con gli obiettivi in dotazione.
Per capire se il bokeh prodotto dagli obiettivi che abbiamo in dotazione è buono o no, si può fare un esperimento. Usando la massima lunghezza focale possibile del vostro obiettivo, mettete a fuoco su un soggetto alla minima distanza, per ottenere la più piccola profondità di campo possibile. Disponete delle piccole luci, come per esempio delle luci di natale, od anche le luci di una città allo sfondo, ed avendo la massima apertura del diaframma possibile, che negli obiettivi in dotazione si attesta su f/5.6 alla massima lunghezza focale, scattate delle foto. Analizzate poi i risultati sul vostro computer per capire se quei cerchi di luce sfocata, e lo sfocato in generale, sia di una qualità che vi piace o meno.
Ogni obiettivo, come ho detto prima, crea un proprio caratteristico bokeh, pertanto è davvero difficile provarli tutti, ancora meno averli tutti. Generalmente i più amati dai fotografi sono gli obiettivi fissi, cioé con un’unica lunghezza focale, da 50mm, 85mm
, e lunghezze focali del telefoto (clicca qui per scoprire di cosa si tratta), con aperture superiori od uguali ad f/2.8, poiché permettono delle profondità di campo molto ridotte sfocando tutto ciò che si trova prima e dopo in maniera veloce. Ma anche lunghezze focali equivalenti più piccole creano degli ottimi bokeh, solo che dovrete avvicinarvi molto al vostro soggetto, e se si tratta di persone non gradirebbero questa vicinanza, oltre che le loro caratteristiche sarebbero esagerate e non attraenti.
Si può anche creare il proprio bokeh, personalizzando ulteriormente le proprie foto. È sufficiente ritagliare una qualsiasi forma su un foglio di carta abbastanza grande da poi applicare sul proprio obiettivo tramite un elastico, avendo cura di centrare la forma proprio sul centro dell’obiettivo. In questo modo le vostre foto saranno davvero uniche e solo la vostra fantasia vi potrà limitare nella realizzazione del vostro bokeh.
E voi che bokeh preferite? Lasciate pure un commento di seguito e se questo articolo vi ha interessato, allora mettete un mi piace e condividetelo. Interesserà anche altri! Vi invito, inoltre, ad iscrivetevi al mio blog per non perdere gli altri articoli!